Il barbone Carlo, detto lo Zozzo, assiste per caso all'omicidio di una giovane prostituta durante una messa nera. Scoperto dagli assassini riesce a fuggire in maniera fortuita e la mattina seguente si reca in commissariato a denunciare. Megretti, il giovane e intollerante vicecommissario che lo ha ricevuto, comincia a deridere il senzatetto anche a causa dei suoi precedenti per mitomania: minacciandolo di denuncia lo sbatte in malo modo fuori dall'ufficio, ben deciso a non muovere un dito su una storia senza credibilità. Il barbone, rendendosi perfettamente conto della gravità del reato a cui ha assistito, decide di rivolgersi a un detective privato, Teo Marchesi, conosciuto nell'ambiente come il Laido. Degno amico di Megretti, il detective porta avanti, assieme al suo stupido assistente Humprey, un ufficio scalcagnato e disastrato. Ovviamente quell'avido del Laido rifiuta il caso poiché non può essere pagato dal barbone. Alla fine, il derelitto, inconsapevole che l'assassino è già sulle sue tracce, rinuncia ad avere giustizia ritornando mestamente alla sua povera vita da emarginato, fatta di piccoli espedienti, furtarelli ed elemosine. Quando il delitto della prostituta balza finalmente agli onori della cronaca saranno solo un portafogli rubato e un materasso pieno di soldi a far scattare le indagini che cambieranno per sempre le vite dei protagonisti, portandoli verso un finale rocambolesco e inaspettato.